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lunedì 29 maggio 2023

A goal in the 2030 diary


Goal 2.4 of the 2030 diary 

By the 2030, we need to guarantee food production system eco-friend and use flexible agricultural practices that increase the productivity and the product, that help to protect environments, that reinforce the adaptability to the climatic changes, to the extreme weather condition, to the dryness, to the floods and the other disasters, and that progressively improve the ground and the soil quality.  

 
 

As the goal 2.4 of the 2030 diary says, we need to make a food production system that is ecologic, that protects the environments, that progressively improve the ground and the soil quality: The intensive farming doesn't do any of those things. I think we should design a type of farming that respect them all or the most of it. This type of farming doesn't respect any of that goal because it produces the 14,5% global greenhouse gases. And that is just one of the premises in the goal 2.4. 






Le objectif 12

Le objectif 12

Le douzième objectif est un appel pour les producteurs, les consommateurs, les communautés et les gouvernements à réfléchir sur leurs habitudes et usages en termes de consommation, de production de déchets, à l’impact environnemental et social de l’ensemble de la chaîne de valeur de nos produits. Plus globalement, cet ODD réclame de comprendre les interconnexions entre les décisions personnelles et collectives, et de percevoir les impacts de nos comportements respectifs entre les pays et à l’échelle mondiale.

Produire et consommer de manière durable, c’est ce qui est dit dans l’objectif 12. Malheureusement, notre façon de nous nourrir va à l’encontre des deux prémisses. Il serait donc bon de suivre ce qui est le douzième objectif.


                                                                               Objectif 12 Agenda 2030

domenica 28 maggio 2023

"Questo formaggio è la fine del mondo"

 "Questo formaggio è la fine del mondo" è il gioco di parole usato nella pubblicità progresso realizzata da WWF per sensibilizzare il concetto di allevamento intensivo. Questo formaggio è la fine del mondo verrebbe normalmente interpretato come: "questo formaggio è delizioso", invece questa volta il senso è letterale: quel formaggio è veramente la fine del mondo poiché deriva da un industria casearia che probabilmente acquista le materie per produrre il prodotto da un qualche allevamento che alleva in modo intensivo (il quale causa di molti problemi a livello ambientale, e non solo). Nel video si incita a scegliere un modo di alimentarsi più sano per il pianeta, e non solo ma anche per se stessi, riprendendo il fatto che globalmente gli allevamenti intensivi producono più gas serra di una nazione intera come l'esempio citato nel video: l'Italia.



venerdì 26 maggio 2023

Quali sono le possibili alternative?

 Dopo aver analizzato quelli che sono i cosiddetti allevamenti industriali, o più comunemente detti allevamenti intensivi, abbiamo potuto appurare che a quest'ultimi bisognerebbe trovare una o più alternative sostenibili. Di seguito vi elencheremo quelle più accreditate.

Come prima proposta abbiamo una soluzione, che a mio avviso non  coprirebbe il fabbisogno alimentare umano, e che inoltre si sta facendo strada come la più valida: è l'alimentazione vegetale; che garantirebbe una riduzione delle emissioni di gas serra. L'acquisto di prodotti animali direttamente da produttori che rispettano l'etichetta "cruelty free" sarebbe la via più auspicabile, anche per finanziare economie alternative.

Un'altra soluzione che sta prendendo sempre più piede è quella della carne sintetica: La carne sintetica segue un concetto molto semplice: se voglio ricavare una bistecca, non serve l'intero organismo. Infatti il metodo che viene usato per ricreare questo modello di carne è il seguente: in uno specifico laboratorio vengono ricreate le cellule di nostro interesse, di conseguenza i tessuti: infatti grazie alle avanzate tecnologie dell'ingegneria cellulare, siamo in grado di indirizzare le cellule allo sviluppo di una determinata categoria generando così cellule muscolari, tessuti connettivi e nervi, trasformate successivamente in un e vero proprio muscolo. 

Però, i costi di questa categoria di carne sarebbero molto elevati: ciononostante resterebbe comunque una valida alternativa per vari motivi:

1 I costi nel tempo diminuirebbero 

2 Le ricadute ambientali sarebbero positive

3 Prospettive di sviluppo in campo biomedico

4 Sicurezza alimentare, con certificata assenza di contaminanti.

Per approfondimenti


                                                             Il fatto alimentare


Purtroppo però in Italia quest'ultima è stata rifiutata, con il disegno della legge approvato il 28 marzo 2023, si vieta la produzione e la commercializzazione di carne sintetica in Italia.

Un'altra ottima alternativa a parer mio è quella degli allevamenti d'insetti, la FAO li definisce il cibo del futuro. Gli insetti infatti offrono molto: sono ricchi di proteine, di acidi mono e polinsaturi, vitamine e minerali. 

I vantaggi degli insetti a scopo alimentare secondo gli esperti sono: 

- possono essere allevati su piani organici riducendo la contaminazione ambientale, e valorizzando i rifiuti prodotti nel ciclo produttivo

- producono minori emissioni di gas serra e ammoniaca

- sono buoni convertitori di mangime, e richiedono minore acqua rispetto ad allevamenti di bestiame addomesticato

- presentano pochi o nessun problema di trasmissione di zoonosi 

- hanno un costo minore

Purtroppo però gli esperti non sono ancora del tutto certi della sicurezza di alcune specie d'insetti ad uso alimentare. Inoltre molte persone provano un senso di disgusto al sol pensiero di mangiarli. Nei paesi tropicali questa pratica è già avviata da tempo.

Da poco è disponibile in commercio la farina di grillo.


                                                     Farina di grillo

Per approfondimenti



Osserviamo assieme alla doppia piramide

 Cos'è?

La doppia piramide è un insieme di due piramidi pre-esistenti (quella della dieta mediterranea affiancata a quella ambientale), che messe l'una vicina all'altra,  danno luogo alla dieta considerata come migliore, mostrando l'impatto ambientale di ogni alimento nella prima contenuto.


La piramide ambientale

                                         

Se per sfamare gli animali che usiamo per alimentare noi stessi, dà origine a questi problemi; non sarebbe più vantaggioso cibarci attraverso l'agricoltura? 

Possiamo darne osservando la piramide ambientale: 

come possiamo notare, la prima piramide è quella della dieta mediterranea, quella ritenuta corretta, seguita dalla piramide ambientale che ci mostra l'impatto  della produzione di ogni alimento. si può rilevare che, alla base della nostra dieta mediterranea, sono presente gli ortaggi, frutta, verdura e agrumi, costituendo  così la base ideale della nostra dieta, che ha oltretutto l'impatto ambientale inferiore. Al contrario i prodotti di origine animale sono in cima alla piramide, poiché altamente dannosi per l'ambiente, nonché i meno consigliati ai fini di una dieta sana. 


                                                           Doppia piramide 
 Secondo i dati (FAO) un Italiano medio consuma 237g giornalieri di carne (la quantità raccomandata sarebbe 70/100g giornalieri, per 4 volte a settimana), mentre consuma 418g giornalieri di frutta e verdura a fronte dei 750g giornalieri consigliati dalla FAO. Ridurre gli allevamenti  ed utilizzare le colture usate come mangime per gli animali per sfamare la popolazione (seguendo una dieta sostenibile e salutare) sarebbe di conseguenza, una delle soluzioni più adeguate per dare una mano a noi stessi e all'ambiente.

un altra scelta ecosostenibile, che non va a intaccare l'essenza delle nostra dieta, è quello di acquistare rispettosi dell'ambiente un esempio indicativo potrebbe essere quello della scelta delle uova: sul codice riportato su ogni uovo è riportato come primo numero il tipo di allevamento utilizzato per produrre quell'uovo: 0 sono le uova biologiche, 1 sono le uova di galline allevate all'aperto, 2 sono le uova di galline allevate al chiuso e 3 uova di galline allevate in gabbie chiuse. L'ideale è acquistare uova di tipo 0 e 1.

giovedì 25 maggio 2023

Il glifosato

Cos'è il glifosato?

Il glifosato è un erbicida introdotto negli anni Settanta dalla multinazionale Monsanto, e venduto sotto il nome di "Roundup". Ha avuto una forte diffusione perché alcune piante geneticamente modificate sono in grado di resistergli. Distribuendolo sul terreno interessato si eliminano erbacce e piante tranne quella che gli è resistente. 

                                                                   Roundup

 Il glifosato è l'erbicida più utilizzato al mondo, ma uno studio in cui a dei ratti questo viene somministrato, ne dimostra la possibile cancerogenicità: ma l'articolo del 2012 dove veniva esplicato questo studio è stato in seguito ritrattato, e i dati sono mai stati replicati in studi di qualità superiore. Benché gli studi siano stati ritrattati, l' IARC di Lione lo ha classificato nel gruppo 2A dei possibili cancerogeni. FAO invece ha espresso un giudizio più rassicurante, ma comunque prevedendo  norme di cautela; come il divieto di usarlo in zone densamente popolate. Negli anni il glifosato ha continuato ad essere studiato, e dibattuto internazionalmente. Inoltre secondo delle ricerche, rimarrebbero tracce di glifosato nel cibo, sopratutto nella pasta che mangiamo (talvolta più, talvolta meno), risultando così pericolosa per l'essere umano.

Per approfondimenti 

La deforestazione per creare pascoli ed allevamenti.

Perché disboschiamo?

Le foreste vengono disboscate soprattutto per ricavare terreni e pascoli destinati agli allevamenti di animali, oppure per coltivare vegetali destinati alla produzione di mangimi, sempre per gli animali degli allevamenti.  



                                                               WFF: foto deforestazione

La deforestazione ci espone anche essa a rischi sanitari, come la diffusione di zoonosi: malattie di origine animale. Le zoonosi si diffondono quando un animale selvatico ed infetto, entra in contatto con persone o animali domestici. Nelle zone deforestate gli animali selvatici sono a contatto con animali e persone, aumentando così il rischio di trasmissione di zoonosi.


Ogni anno spariscono in media 10 milioni ettari di foresta, la maggior causa è l'allevamento commerciale, ed l'agricoltura in gran parte  destinata al mangime.

Altre conseguenze della deforestazione, vanno dalla perdita di suolo fertile, alla desertificazione, alla modifica di interi ecosistemi che porta ad una grave perdita di biodiversità.


martedì 23 maggio 2023

I rischi per l'uomo: la trasmissione animale uomo di malattie

Oggi vorrei parlare di quelli che sono i rischi per la salute umana causata dagli allevamenti intensivi: 

le malattie trasmettibili da animali ad uomo.

Tra le conseguenze più eclatanti degli allevamenti intensivi troviamo sicuramente esempi di epidemie come la mucca pazza, le varie SARS e la peste suina. Ma andiamo ad analizzarle e in che modo queste sono state aggravate da questo tipo di allevamento.
 
Attraverso la minaccia epidemiologica del coronavirus SARS-CoV-2, sono addentrati nel linguaggio comune termini precedentemente usati solo dagli scienziati come: "coronavirus" "periodo d'incubazione" o "vettore d'infezione". Tuttavia, il più importante a lungo andare potrebbe essere "zoonosi" nonché le malattie di origine animale. La malattia COVID19 a quanto sembrerebbe, è una delle ultime malattie infettive a rapida diffusione di origine animale. 
 
Tra circa 1400 patogeni conosciuti dalla medicina moderna, circa 800 sono di origine animale. Tra le più conosciute e gravi abbiamo il COVID19, l'influenza avaria e suina, ed addirittura l'Ebola. 

A causa dei tanti animali ammassati e l'altissima intensità della produzione, i virus hanno trovato negli allevamenti intensivi un luogo fantastico per prosperare e riprodursi. 

                                                                Immagine polli
 
Ad oggi le infezioni causate dagli agenti antimicrobici causano 50.000 morti all'anno. Un rapporto redatto dalle autorità britanniche, prevede che se la situazione rimarrà invariata, 300 milioni di persone nel mondo moriranno prematuramente a causa della resistenza agli antibiotici entro il 2050. 

Come si legge in un recente rapporto per l’Organizzazione Mondiale della Sanità:

«Se è vero che “il passato è un prologo” allora c’è un pericolo molto reale di una pandemia in rapida progressione, altamente letale, causata da un agente patogeno respiratorio che ucciderà tra i 50 e gli 80 milioni di persone e in un colpo solo quasi il 5 per cento dell’economia mondiale. Una pandemia di queste proporzioni sarebbe un disastro, causando il caos diffuso, l’instabilità e l’insicurezza. Il mondo non è preparato per questo».





L'inquinamento provocato dagli allevamenti intensivi

 Gli allevamenti intensivi oltre ad essere dannosi per l'uomo, sono molto più dannosi per l'ambiente.

Ma vediamo il perché:

L'allevamento intensivo è una delle principali cause di inquinamento mondiale, infatti l'allevamento, secondo i dati della FAO, produce il 14,5% dei gas serra mondiale. La produzione di carne in modo intensivo libera gas serra lunghi quanto la catena di produzione. Le zone di coltivazioni destinate all'alimentazione di animali libera dei gas stoccati precedentemente nel suolo e nelle vegetazioni, inoltre la fabbricazione di sintesi per gli allevamenti intensivi fa uso di energie fossili che si trasformano in CO2.

Ma l'anidride carbonica non è il principale problema, poiché l'allevamento produce anche il 37% e il 65% di metano e protossido di azoto mondiali (a causa del processo di digestione dei bovini e la decomposizione del letame).                     Questi due gas sono più inquinanti dell'anidride carbonica.


                                                                               Allevamento intensivo

giovedì 4 maggio 2023

Superbatteri Resistenti agli antibiotici

 Uno dei problemi degli allevamenti intensivi è che a causa dell'uso non dosato di antibiotici e ormoni non è raro che si creino patogeni resistenti alle normali medicine e antibiotici. Ma cos'è un batterio resistente agli antibiotici? E in che modo questi si  creano a causa di questi allevamenti? 

I super batteri sono una tipologia di batterio la quale è capace di resistere agli antibiotici, loro sarebbero infatti capaci di procurare all'uomo infezioni gravemente difficili da curare. 



                                                                 Corriere della sera: superbatteri

L'uso eccessivo degli antibiotici nell'allevamento intensivo contribuisce saldamente alla creazione di patogeni resistenti agli antibiotici. Infatti in questi, gli antibiotici vengono somministrati per garantire all'animale una vita salutare, per evitare infezioni e favorirne la crescita, ed aumentare anche non di molto la qualità del prodotto finale. Però questi vengono somministrati anche quando l'animale non ne ha il bisogno: ciò comporta ad un ambiente in cui i batteri antibiotico resistenti possono vivere, prosperare e riprodursi. Creando così un alto rischio a livello salutare per l'essere umano.








Vantaggi degli allevamenti intensivi vs Svantaggi

 Abbiamo parlato di cosa sono gli allevamenti intensivi, e quali animali ci vivono: ma come ogni cosa anche questo ha i suoi pro e i suoi contro; quindi vediamo insieme quali sono.


Vantaggi:

- Uno dei loro vantaggi è che per merito del loro ambiente circoscritto, e chiuso gli animali sono meno soggetti a patologie varie e predatori.

- Un altro è sicuramente il fatto che gli animali hanno una ottima disponibilità di cibo e acqua, anche se non è sempre così.

- Si ha più controllo dell'animale rispetto ad un allevamento estensivo. 

- Richiedono meno speso perciò il prodotto sarà più economico. 


Ora vediamo invece gli svantaggi di questi.


Svantaggi:

- Non è rispettoso rispetto agli animali.

- è Altamente inquinante, e ha un forte impatto ambientale.

- Vengono usati molti ormoni e antibiotici essendo così causa di una alta produzione di superbatteri.

- Viene prodotta carne di scarsa qualità.

- Creatore di malattie.

- Portare di zoonosi.

- Alto consumo d'acqua


A parer mio gli allevamenti intensivi, si possono essere utili per sfamare la popolazione globale ma l'impatto ambientale è davvero forte: infatti circa il 15% delle emissioni di gas serra globale sono dovute ad essi, per rendervi l'idea: il settore dei trasporti comprende solo il 13% di queste emissioni. Inoltre, gli allevamenti sia intensivi che estensivi sono causa del 91% del disboscamento della foresta  amazzonica. Tutto ciò senza contare che le enormi quantità di rifiuti prodotte che vanno a inquinare i nostri mari, le nostre falde e le nostre terre. In conclusione gli allevamenti intensivi sono insostenibili a livello ambientale, e non solo.


mercoledì 3 maggio 2023

Quali animali vengono allevati negli allevamenti intensivi?



 Oggi mi chiedevo
ma quali animali vengono allevati negli allevamenti intensivi? E la risposta che ho trovato è:


                                                                                 Dati ISTAT
                                    

Osservando i dati di WWF possiamo osservare una grossa disparità tra gli animali destinati all'allevamento e gli animali allo stato selvatico, e che anche: la maggior parte degli animali è destinata al macello, un'altra all'industrie casearie mentre un'altra ancora alla produzione di uova.

Sicuramente per primo possiamo notare che il pollame da allevamento è più del doppio degli uccelli allo stato selvatico. O che il 60% dei mammiferi presenti sulla terra è materiale d'allevamento mentre solo il 4% è costituito da specie allo stato selvatico. Secondo le ultime proiezioni delle nazioni unite entro il 2050 si arriverà a una popolazione di circa 9.7 miliardi (Popolazione: proiezione secondo le nazioni unite): ciò comporterà a dover aumentare il prodotto, e purché ciò avvenga, gli animali allevati dovranno essere di più; portando così ad una più evidente disparità tra le specie selvatiche e quelle da allevamento.


Perché gli allevamenti intensivi esistono esistono?

 Oggi mi sono posto delle domande a cui mi piacerebbe dare risposta: 

Perché gli allevamenti intensivi esistono? A quale scopo sono stati creati? 

Gli allevamenti intensivi sono nati in Italia nel XX secolo, e hanno avuto un forte sviluppo nel dopoguerra, quando la richiesta di prodotti animali è aumentata. Quindi bisognava trovare un modo che producesse tanto, per soddisfare la richiesta, ma che costasse poco: cosi nacquero gli allevamenti intensivi: progettati per produrre tanto ad un costo basso, ma con un forte impatto negativo per la salute pubblica, cioè di tutti noi, per l'ambiente, per l'economia rurale, per la sicurezza alimentare ed infine per gli animali. Inoltre sono aumentati a causa del forte aumento della popolazione mondiale. 

Ma quando sono nati? 

 Gli allevamenti sono nati per sbaglio 100 anni fa, nel 1923, quando Cecile Long Steel, piccola allevatrice statunitense , ricevette un carico di 500 pulcini circa, 10 volte di quanti ne ebbe ordinati, e pur di non restituirli decise di provare ad allevarli in un capannone al chiuso, provando ad allevarli con mangimi ed integratori. Sorprendentemente l'esperimento riuscì, e gli animali sopravvissero si riprodussero. Ed è così come secondo alcuni Cecilia inventò l'industria moderna dei polli, ed di conseguenza il primo allevamento intensivo.


Cosa sono gli allevamenti intensivi? Dove l'uomo spezza il rapporto con la natura.


                                                                                                                                                                              CIWF Italia: foto Documentazione allevamento intensivo  
 

   

"All’origine di questo viraggio culturale vi è quindi l’allevamento intensivo, metodo che prevede l’utilizzo (termine intenzionalmente scelto) di animali su grande scala numerica, stipati in poco spazio e con ritmi di produzione accelerati rispetto al naturale decorso della crescita animale e della naturale capacità produttiva."



L'allevamento intensivo è una forma di produzione in cui gli animali vengono cresciuti e alimentati senza che vengano ritenuti o trattati come esseri viventi, ma piuttosto come vere e proprie macchine per la elaborazione di carne o altri prodotti destinati al commercio. Essi sono tenuti tutto il tempo in gabbie ristrette, in mezzo al fango e alle  proprie feci, nonché costretti a vita in uno spazio ristrettissimo. Questi allevamenti sono nati per il bisogno di dover sfamare la popolazione mondiale. Questo modo di allevare, oltretutto, crea dei problemi a livello globale che sono trattati in vario modo in questo blog. Gli allevamenti intensivi soddisfano però la maggior parte della richiesta mondiale di carne, ma sono insostenibili da un punto di vista etico e ambientale.